I luoghi della musica
NAPOLI MONITOR Weblog – I luoghi della musica
Antonio Mastrogiacomo, 28.1.2 2018
Non basta saper suonare per essere musicista: c’è qualcosa di irriducibile in questa definizione che sfugge alla sola tecnica (un termine come un altro per riferire dell’arte) per aprirsi alla vita. Così, giovedì 6 dicembre il concerto di Paul Gulda ha marcato una memorabile differenza con tutti gli altri incredibili esecutori giunti a Napoli nel cartellone disegnato dall’Associazione Alessandro Scarlatti.
Una giornata verosimilmente lunga, quella del pianista e compositore viennese, iniziata pochi minuti dopo le 11 presso il teatro Sannazzaro di via Chiaia. “Parliamo di musica” è infatti la proposta didattica mattutina rivolta a scuole di ogni ordine e grado per avvicinarsi alla musica in maniera diversa che non il solo ascolto; si potrebbe parlare di ascolto guidato ma è anche di più: un ascolto partecipato che nasce dalla condivisione del concerto come storia della forma musicale, al netto delle tecniche compositive. Gulda ha rivoltato come un calzino questo momento altre volte piuttosto ingessato proponendosi in un dialogo aperto con gli studenti, parlando di Bach e Mozart senza monumentalizzarli, lasciando intravedere la presenza della loro musica a interrogare ancora il presente della musica. Fino all’esecuzione di un suo lied di recente composizione da lui stesso intonato.
La sera ben altro pubblico avrebbe atteso la sua performance. Prima dell’inizio del concerto è stato il presidente della Scarlatti, Oreste De Divitiis, a ricordare l’occasione del concerto: un ricordo di Urbano Cardarelli, professore di Urbanistica presso la Federico II, scomparso il 15 agosto 1998, ha accompagnato l’ingresso sul palco di Paul Gulda. Cardarelli, per anni protagonista dell’Associazione al punto da diventarne per un breve periodo presidente, “non c’era K che non conoscesse” – in riferimento al catalogo Köchel, elenco di tutte le composizioni musicali di Mozart pubblicate per la prima volta nel 1862 –. Ogni 27 gennaio, Cardarelli festeggiava il compleanno del musicista austriaco con una intera giornata di concerti presso la sua casa in via Tasso, facendo alternare diversi giovani interpreti in questa lunga maratona. Tra essi, un giovane Paul Gulda chiamato nel 2018 a incrociare il destino della Scarlatti nell’anno del suo centenario.
Gulda porta a Napoli la tradizione della grande scuola pianistica e interpretativa viennese, con un sontuoso programma che intreccia il primo libro del clavicembalo ben temperato di Bach e due lavori mozartiani, il rondò K. 485 e la sonata in Sibemolle maggiore k. 333. All’ingresso un a5 vademecum sul galateo della sala da concerto giustamente distribuito non scoraggia un oltremodo scostumato e canuto pubblico, laddove colpi di tosse e commenti quasi mai sottovoce accompagnano la scelta di Gulda di inframezzare ogni tonalità proposta tra preludio e fuga con alcuni passi scelti dall’Ecclesiaste, dalla saggezza buddista per finire con la prefazione del Tractatus di Wittgenstein. Così il pubblico si è sentito in dovere di commentare le didascalie recitate scelte per enfatizzare l’astoricità della musica presentata per l’occasione dissacrandone l’aura quasi sacrale. E Gulda non si è tirato indietro quando, incalzato dalle richieste, ha sentenziato al “di chi è questa citazione?” con un lapidario: “De Crescenzo”. Ci sarebbe da fermarsi non poco sui suoi gesti, sul modo di raccogliere gli applausi, su quelle braccia conserte, sulle modalità di attacco ma lo spazio della cronaca termina irrimediabilmente dove inizia quello della critica.
Nella seconda parte del concerto un leggero cambio d’abito sugella il momento mozartiano, un gilet dorato su una camicia bianca. Leggera, l’interpretazione più propriamente concertistica guadagna l’attenzione di un pubblico non abituato agli stravolgimenti del programma. Così, apprezzano un po’ meglio il Gulda concertista, laddove tecnica e interpretazione ricostruiscono uno strappo temporale tra la scrittura e l’esecuzione. Tanti gli applausi prima di un congedo delizioso: Les Barricades Mysterieuses di Couperin, brano della stessa tonalità della sonata k. 333, a riscrivere il tempo in una non meglio identificata circolarità e un lied performato vocalmente della sua compagna Agnes, in autentico dialetto viennese, assolutamente autentico.
Solitamente l’incontro con un artista quale Gulda viene salutato bonariamente dai più come l’intervento di un personaggio: nasconde quella timida inadeguatezza a confrontarsi con una personalità.
Deutsche Fassung:
Luoghi della musica/Die Orte der Musik
NAPOLI MONITOR Weblog –
Antonio Mastrogiacomo, 28.1.2 2018
Es ist nicht genug , spielen zu können, um ein Musiker zu sein: in dieser Definition liegt etwas Essenzielles. Die reine Technik wird überstiegen, um sich dem Leben zu öffnen. So markierte das Paul Gulda-Konzert am Donnerstag, dem 6. Dezember, einen denkwürdiger Unterschied zu all den anderen unglaublichen Künstlern, die das Plakat der Associazione Alessandro Scarlatti in Neapel vereinigt.
Es muss ein langer Tag gewesen sein, der des Wiener Pianisten und Komponisten, der wenige Minuten nach 11 im Sannazzaro-Theater in der Via Chiaia begann. „Let’s talk about music“ ist in der Tat der didaktische Vorschlag des Vormittags, der sich an Schüler aller Altersgruppen richtet, um der Musik auf andere Weise näher zu kommen als nur durch frontales Zuhören. Wir könnten über geführtes Zuhören sprechen, aber es ist noch viel mehr: ein partizipatives Zuhören, das entsteht, wenn man das Konzert als Geschichte der musikalischen Form, als Resultat der Kompositionstechniken, teilt. Gulda fühlte sich wie ein Fisch im Wasser in diesem, manchmal etwas steif didaktischen Format, teilte den offenen Dialog mit den Schülern, sprach über Bach und Mozart, ohne sie zu monumentalisieren. Er ließ die Gegenwart ihrer Musik erahnen, dabei die Gegenwärtigkeit jeder Musik auf die Probe stellend. Bis hin zur Ausführung eines jüngst von ihm komponierten Liedes, das er selbst sang.
Am Abend würde ein ganz anderes Publikum auf seinen Auftritt warten: vor Beginn des Konzerts erinnerte der Präsident der Associazione Scarlatti, Oreste De Divitiis, an den Anlass des Konzerts: eine Hommage an Urbano Cardarelli, Professor für Stadtplanung an der Universität Federico II, der am 15. August 1998 verstarb, begleitete den Auftritt von Paul Gulda. Cardarelli war jahrelang wichtiges Mitglied des Vereins, bis er für kurze Zeit dessen Präsident wurde. „Es gab kein KV, das er nicht wusste“ – sagte Divitiis: gemeint war das Köchelverzeichnis, eine 1862 erstmals erschienene Liste aller Mozart-Kompositionen -. Jeden 27. Januar feierte Cardarelli den Geburtstag des österreichischen Musikers mit einem ganzen Tag voller Konzerte in seinem Haus in der Via Tasso, in dem sich mehrere junge Künstler bei diesem langen Marathon abwechselten. Unter ihnen auch ein junger Paul Gulda, dessen Wege sich im Jahre 2018 zum 100. Jubiläum, wieder mit der Associazione Scarlatti kreuzten.
Gulda bringt die Tradition der großen Wiener Klavier- und Interpretationsschule nach Neapel, mit einem reichhaltigen Programm, das das erste Buch von Bachs Wohltemperiertem Klavier und zwei Mozart-Werken, das Rondo KV 485 und die Sonate in B-Dur KV 333 verbindet. Am Eingang waren zwar Bonbons zur freien Entnahme vorbereitet, das hinderte das abgebrühte und ergraute Publikum jedoch nicht, mit Husten und hörbaren Kommentaren Guldas Entscheidung zu begleiten: nämlich, jedem Präludium & Fuge Passagen aus dem Buch Prediger oder buddhistischer Weisheit voranzustellen, um mit dem Vorwort von Wittgensteins Tractatus zu enden. Das Publikum fühlte sich veranlasst, die rezitierten Worte zu kommentieren, die just ausgewählt wurden, um die Aktualität der Musik zu betonen. Die quasi sakrale Aura des Konzertes wurde so bewusst „desakralisiert“. Und Gulda hielt sich nicht zurück, als er auf die Frage „Wessen Zitat ist das?“ lapidar zurückgab: „De Crescenzo“. Es gäbe viel zu sagen über seine Gesten, wie er den Applaus entgegennimmt, über diese verschränkten Arme, seinen Anschlag… aber der Raum der Chronik endet unwiderruflich dort, wo die Kritik beginnt.
Im zweiten Teil des Konzerts deutet eine leichte Veränderung der Kleidung der Mozart-Moment an, vergoldete Weste auf weißem Hemd. Mit Leichtigkeit vorgetragen, gewinnt die gewohnte Konzertsituatuion die Aufmerksamkeit eines Publikums, das nicht an die Überraschungen im Programms gewöhnt ist. So lernen sie den Küntler Gulda etwas besser einzuschätzen, dessen Technik und Interpretation den zeitlichen Abstand zwischen dem historischen Text und der aktuellen Aufführung überspannen. Viel Beifall vor einer erfreulichen Entlassung: Les Barricades Mysterieuses von Couperin, ein Stück in der gleichen Tonart wie die Sonate KV 333; besser kann man das Kreisen der Zeit nicht darstellen. Und ein eigenes Lied, welches seine Begleiterin Agnes im Wiener Dialekt darbot. Absolute Authentizität.
Gewöhnlich wird die Begegnung mit einem Künstler wie Gulda von der Menge gönnerhaft als Auftritt eines originellen Charakters begrüßt: dies verbirgt die ängstliche Unzulänglichkeit, einer Persönlichkeit gegenüber zu stehen.